Scegliere la pompa per il gommone

Per gonfiare il gommone prima di una giornata di pesca, per preparare il tender così da averlo pronto per ogni evenienza, per gonfiare velocemente il kayak o il SUP, altri divertenti gonfiabili da mare o persino i materassini da spiaggia, eccezion fatta per questi ultimi, poter contare su un gonfiatore gommoni è un vero e proprio obbligo. Ma come scegliere quello più adatto in base alle tue esigenze e al tuo budget?

Con un gommone, di fatto, puoi fare tutto quello che potresti fare con una barca di pari dimensioni – e quindi esplorare baie e coste, fare un tuffo al largo, pescare nella tranquillità più assoluta, fare immersioni in luoghi altrimenti irraggiungibili – con il vantaggio di poter contare su un natante con un ingombro ridotto, più facile da trasportare e da immagazzinare quando non utilizzato.

Il gommone, però richiede un accessorio in più, per l’appunto il gonfiatore per gommone. Non si tratta di un accessorio molto costoso – nemmeno i modelli più veloci, potenti ed efficienti, superano infatti i 300 euro – e quindi tendenzialmente la scelta al momento dell’acquisto è motivata non tanto dalla differenza di prezzo, quanto invece dalle esigenze differenti di ognuno. Ma quali sono i criteri da tenere in considerazione al momento di acquistare una pompa per gommone?

Ecco come scegliere il gonfiatore per kayak, SUP e gommone!

Gonfiatori per gommone: i criteri da tenere a mente

Possiamo dividere i gonfiatori per gommoni in due grandi famiglie: da una parte ci sono quelli manuali, che funzionano quindi sfruttando la nostra energia muscolare, sia questa quella delle nostre gambe o delle nostre braccia; dall’altra ci sono invece quelli elettrici, che permettono il gonfiaggio automatico di gommoni e di kayak, senza richiedere alcun sforzo da parte nostra. I secondi, come si può immaginare, tendono a costare più dei primi, sono più potenti ma anche più pesanti, e nella maggior parte dei casi richiedono di avere a disposizione una rete elettrica a cui allacciarsi.

A differenziare una pompa per gommone da un’altra, però, non c’è solamente la tipologia di energia utilizzata, animale oppure elettrica. Quando si ha a che fare con gommoni e tender, e non solo con piccoli materassini da spiaggia, è bene controllare qual è la portata del gonfiatore, e quindi quanti litri d’aria è in grado di pompare all’interno della camera d’aria per ogni minuto. Maggiore sarà la portata, ovviamente, minore sarà il tempo richiesto per passare da un gommone sgonfio e smunto a un gommone perfettamente pronto per prendere il largo. In commercio esistono delle pompe altamente economiche con una portata minima, che si avvicina spaventosamente a quella delle pompe per biciclette, e che dunque possono essere usate solo per i materassini e per i gonfiabili da spiaggia. Esistono poi dei gonfiatori entry-level intorno ai 130 litri al minuto, per arrivare poi, di modello in modello, a quelli più performanti, che vantano una portata di 1000 litri al minuto e promettono quindi un gonfiaggio ultra veloce (è questo il caso del gonfiatore elettrico Bravo Turbo Max di Scoprega, pensato per portare a pressione un gommone di 7 metri in soli 7 minuti).

Attenzione, però: la portata non è l’unico fattore da tenere in considerazione per la scelta di un gonfiatore per gommoni. Anche la sua potenza, ovvero al sua pressione massima, va tenuta in considerazione – anche se va detto che, dagli articoli entry level in su, la pressione massima di gonfiaggio risulta essere quasi sempre sufficiente.. I modelli elettrici migliori permettono di impostare manualmente la soglia automatica di gonfiaggio, impostando per esempio lo spegnimento a 195 mbar.

gonfiatori per kayak e gommoni

Gonfiatori per gommoni: guida all’acquisto

Ora che abbiamo visto quali sono i criteri di base in base ai quali orientare il tuo acquisto, vediamo nel dettaglio quali sono i modelli tra i quali scegliere. Partiamo, ovviamente, dai gonfiatori per gommoni più semplici ed economici, ovvero da quelli manuali.

Gonfiatore gommoni manuale a stantuffo

Per capire come scegliere un gonfiatore, la nostra attenzione non può che ricadere dapprima sui gonfiatori manuali propriamente detti, e quindi sulle pompe verticali a stantuffo, del tutto simili a quelle usate dai ciclisti. Anche i gommonauti, però, conoscono bene questi accessori: si tratta di un’alternativa economica, poco ingombrante ed estremamente semplice da utilizzare, che essendo azionata con la sola forza delle braccia – e della schiena – non abbisogna di rete elettrica né di batteria, così da essere sempre pronta in qualsiasi occasione. Attenzione, però: nella maggior parte dei casi, vista la loro portata ridotta, i gonfiatori manuali a stantuffo non sono una scelta presa in considerazione per gonfiare i gommoni, risultando invece ottimi per materassini, per SUP e per kayak.

Esistono due principali tipologie di gonfiatori manuali a stantuffo, ovvero quelli a flusso singolo e quelli a flusso doppio. La differenza è subito spiegata: i secondi, infatti, dimezzano il tempo di gonfiaggio emettendo aria sia mentre si spinge l’asta verso il basso sia quando la si rialza verso l’alto. Questo meccanismo ‘sempre in pressione’ rende ovviamente più faticoso il lavoro oltre una certa pressione, e per questo molti modelli presentano un comando per passare al flusso singolo una volta raggiunto un certo numero di bar.

Ecco alcuni dei modelli di pompa a mano Scoprega presenti nel nostro e-commerce di articoli per la nautica:

Gonfiatori a pedale

Tra i gonfiatori non elettrici non esistono solo quelli a stantuffo verticale: sono da prendere in considerazione anche i gonfiatori a piede, leggermente (in generale) più lenti di quelli a stantuffo ma di certo consigliati per chi soffre di mal di schiena e non vuole dunque sforzarla eccessivamente. In linea di massima le pompe a piede per gommoni sono persino più economiche di quelli a mano, e possono essere utilizzati per gonfiare gommoncini, kayak, SUP, materassini, e via dicendo. Pesano poco, ingombrano ancora meno, ma non sono certamente dei portenti né quanto a portata (come detto, sono più lenti) né quanto a pressione massima. Anzi, solitamente i gonfiatori a piede non permettono, neanche volendo, di gonfiare dei gommoni veri e propri, per via della pressione ridotta che possono raggiungere.

Abbiamo però detto ‘solitamente’. Sì, perché attori della nautica come Scoprega hanno aggirato questo limite dei gonfiatori a pedale dotando le proprie pompe di una doppia camera e di una doppia valvola, in modo da mantenere alta la pressione: il gonfiatore a pedale professionale di Scoprega Bravo 9 riesce infatti a raggiungere 800 mbar senza difficoltà.

Gonfiatore elettrico per gommone

Per vedere come scegliere il gonfiatore elettrico per gommone, entriamo nel regno dei gonfiatori elettrici, dove il gioco si fa serio. Si alzano i prezzi, e con essi aumentano ovviamente le performance. Parliamo infatti di accessori che permettono il gonfiaggio di gommoni (sì, in questo caso si parla espressamente di pompe per gommoni) in modo automatico e veloce, senza comportare dunque grossi sforzi o lunghe attese. Va peraltro sottolineato che i gonfiatori elettrici (come alcuni modelli di gonfiatori a pedale) sono pensati anche per velocizzare la sempre troppo lunga operazione di sgonfiaggio, permettendo quindi di ridurre l’ingombro del gommone in tempi molto brevi.

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Anche all’interno dei gonfiatori elettrici si possono ovviamente distinguere diverse categorie di accessori. Ne esistono di più piccoli e di più grandi, di più deboli e di più potenti. La potenza è correlata in primo luogo al tipo di alimentazione. Il gonfiatore gommone classico del gommonauta occasionale, dotato di un gommone di dimensioni ridotte, è quello a 12 Volt, che può quindi essere connesso alla spina accendisigari, così come attacchiamo alla nostra macchina anche il caricatore del cellulare e del navigatore GPS. Il vantaggio è quindi quello di poter usare il gonfiatore elettrico per gommone a 12 volt praticamente ovunque, anche se va ribadito il fatto che la loro potenza – pur essendo nettamente migliore a quella di gonfiatori manuali – non può competere in generale con quella dei gonfiatori a 220 Volt. Esistono anche dei gonfiatori a 12 Volt che garantiscono performance migliori, i quali però devono essere collegati direttamente alla batteria, approfittando di una coppia di morsetti. In questi casi si possono raggiungere dei risultati assolutamente soddisfacenti: il già citato gonfiatore Bravo Turbo Max di Scoprega, per l’appunto, ha una portata di 1000 litri al minuto e una pressione massima di 250 mbar, il tutto con un’alimentazione a 12 Volt.

Esistono poi dei gonfiatori a 220 Volt, che dunque sfruttano la classica rete elettrica, senza accontentarsi di una batteria o di una presa accendisigari. Le prestazioni in questo caso sono mediamente maggiori, così come l’ingombro: si presuppone infatti che queste pompe elettriche restino pressapoco sempre nello stesso luogo, senza dover essere trasportate in lungo e in largo. Pensati per gonfiare i gommoni più grandi e per essere usati in modo intensivo, trovano il loro naturale luogo di utilizzo nei rimessaggi e nei cantieri.

Infine esiste una terza tipologia di gonfiatori elettrici, ovvero i più poliedrici di tutti. In un’epoca in cui tutto diventa wireless, del resto, non potevano certo mancare le pompe elettriche per gommoni senza fili, e quindi dotate di batteria, per poter essere utilizzate davvero ovunque, anche in spiaggia, lontano da qualsiasi fonte di energia, fosse anche questa una banale presa accendisigari. Ovunque tu vada, il gonfiatore a batteria è con te: non è un caso se questi dispositivi sono generalmente realizzati in modo da resistere a qualche bottarella, nonché alle aggressioni della sabbia dellaa spiaggia e della salsedine. L’unico neo – che è quello di tutti i dispositivi wireless – è costituito ovviamente dall’autonomia ridotta delle batterie di questi accessori, che ovviamente non permettono molti gonfiaggi: per contenere i prezzi, le dimensioni e il peso dei gonfiatori senza fili, infatti, questi vengono solitamente equipaggiati con delle batterie che non permettono più di 2 o 3 gonfiaggi tra una ricarica e l’altra. D’altronde, siamo ormai assolutamente abituati a ‘mettere in carica’ i nostri accessori nel momento stesso in cui rientriamo in casa!

Come, quando e in che modo gonfiare: guida a un gonfiaggio a regola d’arte

Non basta avere a disposizione il gonfiatore perfetto per essere certi di gonfiare il proprio gommone nel modo esatto. Prima di tutto, è necessario rispettare l’ordine giusto. Nei gommoni con i pavimenti rigidi è necessario gonfiare prima i tubolari, e poi la chiglia; negli altri casi, invece, è bene gonfiare prima il tubolare, poi l’airdeck, e quindi, sempre per ultima, la chiglia. Ma non è tutto qui: anche nel gonfiaggio del tubolare, tipicamente costituito da più camere d’aria, è necessario seguire un ordine piuttosto preciso. Nello specifico, è consigliabile partire sempre da poppa, e quindi procedere verso prua. Questo significa che dovranno prima essere gonfiate le due camere d’aria posteriori (una per lato) per poi procedere parallelamente fino alla prua.

Per quanto riguarda la pressione, si consiglia sempre di gonfiare le camere d’aria posteriori del tubolare un po’ meno di quanto indicato dalla pressione nominale (tra il 90 e il 95%), limitandosi invece a gonfiare solo le camere d’aria (o la camera d’aria unica) a prua fino al 100%. Così facendo, di fatto, si porteranno automaticamente anche tutte le altre camere a pressione – per via dei movimenti interni delle pareti – in modo ottimale, senza rischiare di esagerare.

Tanti gommonauti alle prime armi tendono ad agitarsi quando, magari dopo aver acquistato un gommone nuovo, si accorgono che dopo due giorni questo ha perso visibilmente della pressione, non apparendo più perfettamente ‘tirato’. Il dubbio di una valvola chiusa male o ancora peggio di una vera e propria perdita lo assale, ma nella maggior parte dei casi la causa è da ricercare altrove, ed è del tutto fisiologica. Stando a quanto affermato dalla normativa ISO 6185 un gommone può perdere fino al 20% della pressione già nelle prime 24 ore dal gonfiaggio. Non ci si deve quindi stupire della perdita di tono nel nostro tender, il quale in ogni caso dovrebbe essere controllato molto spesso ed eventualmente rigonfiato prima di essere riutilizzato. E puoi farlo senza problema, dopo aver acquistato il gonfiatore gommoni più adatto a te e al tuo gommone!

scegliere gonfiatore gommone kayak sup

Scegliere il gonfiatore giusto

Abbiamo quindi visto quali sono i vari gonfiatori presenti in commercio, nonché, per completezza, quali sono le regole per un gonfiaggio fatto ad arte. Ora non ti resta che scegliere il gonfiatore più adatto in base alle tue esigenze. Chi ha acquistato un kayak o un SUP gonfiabile e non vuol darsi limiti può certamente optare per un gonfiatore a pedale o manuale, che permetterà di gonfiare il proprio natante direttamente in spiaggia, senza bisogno di alcuna fonte di corrente. Di più: chi desiderasse fare lunghe escursioni con il proprio kayak gonfiabile potrebbe portare a bordo il proprio gonfiatore manuale con un ingombro e un appesantimento tutto sommato ridotto. E questo, va sottolineato, di fronte a un prezzo di acquisto molto basso, di poche decine d’euro! Chi invece ha che fare con dei gommoni, o chi ha ha in mente di gonfiare sempre il proprio mezzo vicino a una fonte di corrente – fosse anche la presa dell’accendisigari dell’auto – potrà invece optare per i più costosi ma più comodi e veloci gonfiatori elettrici. Va peraltro detto che esiste anche un gonfiatore elettrico a batteria, che permette un’autonomia di 15 minuti, sufficiente per gonfiare qualsiasi gommone senza sforzi in qualsiasi luogo!

Sul nostro e-commerce dedicato alla nautica puoi trovare i migliori gonfiatori gommoni manuali, a pedale ed elettrici di Scoprega, nonché tender, SUP, kayak e tanti altri gonfiabili, per vivere al meglio mare e lago.

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Scritto da
Nicola Andreatta
Nicola Andreatta
Copywriter dal 2014, trentino dal 1987. La passione per la nautica è nata sulla prua di una piccola barca a vela sfrecciante nel lago di Caldonazzo: da allora è continuata a crescere, insieme alla sempre presente voglia di imparare - e condividere - qualcosa di nuovo su questo affascinante mondo.

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