Oggi parliamo di sistemi idraulici in barca, indicazione che, come vedremo tra poco, può essere intessa in modi differenti dai diportisti. E tu, cosa pensi quando si parla di meccanismi idraulici a bordo di un’imbarcazione? C’è chi pensa immediatamente ed esclusivamente a quello che passa sotto il termine di “impianto idraulico” della barca, e quindi alle prese a mare, ai serbatoi, alle tubature rigide e flessibili, ai lavelli, ai filtri, al boiler, al wc nautico, e via dicendo. E c’è chi invece pensa ai sistemi idraulici, ovvero a tutti i congegni il cui funzionamento è basato sull’applicazione dei principi dell’idraulica. E certo: chi si sposta su una barca vela di dimensione ridotte, o chi naviga su un piccolo gommone, a bordo di propriamente idraulico non ha null’altro rispetto all’impianto; è invece diverso il caso per tante barche a vela al di sopra dei 40 piedi, così come per tante barche a motore, che come vedremo fanno affidamento sull’idraulica per gestire la timoneria.
Ma quali sono i sistemi idraulici più innovativi? E quali sono invece gli elementi ormai tradizionali che sfruttano l’idraulica a bordo per rendere la navigazione più semplice ed efficace?
Idraulica in mare: non solo l’impianto idraulico
Come si diceva, l’idraulica in barca non si limita all’impianto esistente tra lavello e serbatoio dell’acqua dolce, tra wc e serbatoio delle acque nere. Come vedremo meglio nell’ultima sezione di questo articolo, nelle barche moderne possono esistere diversi sistemi che, anziché presentarsi in veste meccanica, optano per l’applicazione dei principi dell’idraulica. La domanda qui sorge spontanea: per quale motivo per certe applicazioni, al di sopra di una certa asticella, la meccanica viene sostituita dall’idraulica? La questione è lecita soprattutto perché, lo possiamo sottolineare fin da subito, i sistemi idraulici per il diporto presentano anche alcuni svantaggi. O meglio: alcuni aspetti potenzialmente negativi che non possono essere trascurati. Si parla per esempio dei costi, a anche e soprattutto degli ingombri, che sono di norma decisamente superiori rispetto a quelli dei “tradizionali” cugini meccanici.
Ma torniamo ai vantaggi dei sistemi idraulici per la nautica: il beneficio è quello di poter affrontare in modo più efficace la movimentazione di carichi importanti. Ecco che allora è proprio per la combinazione di fattori legati all’ingombro e alla superfluità che non si trovano tendenzialmente meccanismi idraulici nelle barche (a vela) sotto i 40 piedi circa. Al di sopra di certe dimensioni, per quello che è attualmente il progresso delle tecnologie per la nautica da diporti, il ricorso all’idraulica diventa via via invece indispensabile: pensiamo per esempio alla barche a vela che superano i 60 piedi, per i quali il sistema idraulico per il wang (per i motoristi: la manovra, o meglio il paranco, che collega diagonalmente il boma con l’albero, e che è essenziale per esempio per depotenziare la vela nelle andature portanti con vento sostenuto) diventa praticamente obbligatorio. Tanto che, in effetti, sul mercato diventa quasi impossibile individuare dei wang meccanici in grado di garantire una forza sufficiente per supportare il boma.
I sistemi idraulici: una definizione
Dopo questa introduzione, potremmo passare direttamente alla visione dei sistemi idraulici più innovativi introdotti nelle barche da regata di altissimo livello, per poi elencare alcune delle principali applicazioni dell’idraulica nelle barche da diporto “comuni”. Considerato però il fatto che non è semplicissimo capire il funzionamento e le caratteristiche di sistemi di questo tipo, vogliamo dedicare qualche riga alla natura “generale” dei sistemi idraulici.
Tutto si basa sull’esistenza di un fluido incomprimibile, al quale conferire dell’energia da sfruttare in un punto desiderato: in un sistema idraulico ben congegnato, a fronte di uno sforzo minimo (generato per esempio da una piccola pompetta ad azione manuale) è possibile esercitare delle forze grandissime, per azionare meccanismi molto pesanti, impossibili o difficili da attivare con dei dispositivi meccanici. Per chi ha dei ricordi delle scuole superiori, il principio di partenza è quello di Pascal: nel momento in cui si applica della pressione su del fluido confinato, tale pressione viene trasmessa in modo equo in tutte le direzioni. Questo, insieme all’incomprimibilità del fluido usato, è alla base del funzionamento di qualsiasi sistema idraulico, il quale – e sta qui il bello – permette anche di moltiplicare agevolmente la forza generata, forzando il liquido attraverso un tubo più stretto!
I sistemi idraulici più innovativi in barca: Luna Rossa insegna
Per vedere quali sono i sistemi idraulici più innovativi in barca lo sguardo non può che andare a Luna Rossa. Qui i sistemi idraulici gestiscono diversi componenti essenziali: non solo la movimentazione dei foil, ma anche la gestione dello strallo, dei paterazzi, dei carrelli, nonché il sistema dell’albero rotante. Scoprire i segreti idraulici di Luna Rossa peraltro vuol dire anticipare almeno parzialmente quello che sarà il futuro delle “comuni” barche da regata e delle “comunissime” barche da crociera e da diporto, sapendo che l’innovazione molto spesso passa proprio dai prototipi usati nelle competizioni più famose.
A bordo dei Coppa America Foiling, in generale, i sistemi idraulici – o per essere più precisi oleodinamici – raggiungono delle vette di ingegneria inedite e, fino a pochi anni fa, nemmeno immaginabili. Basti pensare al fatto che a bordo di un AC75 l’olio viene spinto nei tubi a una pressione di gran lunga superiore rispetto a quella impiegata nell’ordinario utilizzo industriale (si parla di 600 bar rispetto ai normali 350 bar). Le sollecitazioni sono quindi altissime e violente, ed è da qui che nasce la “fragilità” di alcuni componenti.
Ma quanti sono nel concreto i sistemi idraulici a bordo di Luna Rossa? Come spiegato da Massimiliano Carbone (responsabile dell’idraulica di Luna Rossa) a PressMare, sono tre: uno che definisce i movimenti degli arm, uno che definisce il volo, ovvero il flap system, e quello che viene poi applicato alle vele, che è quindi legato alle vele. Qui la forza impressa dipende dalle gambe dei ciclisti a bordo, che pedalando vanno ad alimentare la pompa idraulica incaricata di mettere in pressione un fluido, olio pressurizzato. Questo mette poi in azione l’attuatore legato a una manovra, permettendo di raggiungere performance e velocità fino a ieri ritenute impossibili.
Le applicazioni idrauliche nella nautica da diporto
Non esistono però solamente i sistemi idraulici per barca di ultimissima generazione e pensati squisitamente per competizioni come la Coppa America. Da anni l’idraulica è infatti presente nel normale diporto, sia su determinate barche a motore che su specifiche barche a vela: vediamo alcuni tra i principali esempi da prendere in considerazione.
Le timoniere idrauliche
Avendo parlato finora esclusivamente di sistemi idraulici nautici applicati a barche a vela, ci sembra giusto avviare questo breve elenco di esempi dalle barche a motore. Qui infatti è abbastanza comune trovare un sistema di tipo idraulico, o oleodinamico, per la gestione del timone. Facciamo un breve recap sulle timonerie, che possono essere semplicemente meccaniche, gestite da cavi; idrauliche, gestite cioè attraverso la messa in pressione di un fluido; oppure elettroniche, di ultimissima generazione, per ora effettivamente molto rare. I modelli di timonieria idraulica prevedono di variare la pressione di un fluido al movimento del volante della barca, andando a trasformare per mezzo di una pompa il movimento circolare in spinta lineare, così da spostare gradualmente la direzione dell’elica. Il movimento che ne deriva è fluido, confortevole, leggero, anche e soprattutto in presenza del “servo”, ovvero di una seconda pompa elettroidraulica che permette di ammorbidire lo sterzo.
Il tendipaterazzo e le altre manovre
Come anticipato, in genere, i sistemi idraulici iniziano a diventare plausibili e quindi persino obbligatori sulle barche a vela a partire dai 40 piedi di lunghezza. Se si dovesse individuare il primo – a livello di priorità – tra i sistemi idraulici da inserire in una barca a vela, quello dovrebbe essere probabilmente il tendipaterazzo. Va però detto che, in linea di massima, laddove lo spazio lo consenta, qualsiasi manovra a gestione meccanica può essere sostituita con una gestione idraulica: si inizia con il tendipaterazzo, si prosegue con il wang, e si finisce a rivoluzionare anche il tesabase. Ovviamente però le configurazioni dei sistemi idraulici variano di volta in volta, nella consapevolezza che ogni manovra presenta peculiarità diverse. Se per il tendipaterazzo è “sufficiente” un sistema con pompa integrata nel cilindro, negli altri casi sarà necessario invece aggiungere anche una centralina; altre volte ancora possono essere necessari lavori ancora più complessi, fino alla sostituzione totale del boma per avere una gestione idraulica del tesabase.
Da deriva mobile e l’idraulica
Per non dilungarci eccessivamente – si potrebbero approfondire i sistemi idraulici per gli alberi, per i winch, per i flap, per gli stabilizzatori, e via dicendo – concludiamo questa lunga introduzione ai sistemi idraulici per barca citando infine la loro presenza per azionare le derive mobili. Di fatto, al giorno d’oggi, la maggior parte di queste appendici è azionata da dei sistemi idraulici, i quali per l’appunto sono preferiti dai cantieri tutte le volte in cui si ha a che fare con forze imponenti. L’unica attenzione, per le barche con derive mobili azionate da sistemi idraulici, sarebbe quella – in generale – di alzare la pinna a barca ferma. Così facendo si dovrebbe riuscire ad evitare il deposito di denti di cane, di calcare o di sporcizia lungo il pistone stesso, per prolungare la vita del paraolio.