L’uomo ha navigato per millenni: stando alle fonti storiche in nostro possesso, gli antichi egizi avrebbero iniziato a navigare a vela intorno al 6.000 a.C. Dapprima la navigazione non poteva che essere lungo la costa, in assenza totale di barche in grado di affrontare il mare aperto, nonché ovviamente di strumenti capaci di assistere il navigante. Si pensi che la bussola nautica venne inventata in Cina poco prima dell’anno Mille, e che si inizò a usarla per la navigazione solo decenni dopo: prima di allora, l’unico modo per orientarsi era costituito dalle stelle. A partire da quel momento, però, la ricerca di strumenti per poter navigare meglio e più lontano fu continua. A un certo punto ci si iniziò a domandare anche qual era la velocità della barca: come determinarla? La risposta arrivò intorno al 16° secolo, con la messa a punto del solcometro a barchetta. Come funzionava?
Il solcometro a barchetta
Siamo nel 16° secolo, nell’epoca delle prime grandiose navigazioni in giro per il globo. Il primo solcometro, detto per l’appunto “a barchetta”, somigliava per certi versi a un’ancora galleggiante. Tutto era basato su una tavola di legno, di forma all’incirca triancolare, che su uno dei suoi lati presentava una zavorra, per mantenere una posizione fissa. Ogni vertice della tavola era legato a una sagola, la quale portava un nodo ogni 50 piedi. Per capire la velocità di avanzamento della barca, si buttava a poppa il manufatto di legno, e si iniziava a contare il numero dei nodi che passavano tra le mani dell’addetto alla sagola in un determinato lasso di tempo.
Fu proprio per via del meccanismo del solcometro a barchetta, e della sua sagola che presentava un nodo ogni 14,6 metri, che si iniziò a parlare di “nodi” per indicare la velocità di una barca, metodologia che usiamo tutt’oggi. Viaggiare a un nodo significa spostarsi di un miglio nautico all’ora: ecco che allora, essendo un miglio nautico lungo 1852 metri, per avere una stima affidabile della velocità della barca si andava a contare il numero di nodi passanti nell’arco di 28 secondi.
Tutto quello di cui aveva bisogno l’addetto al solcometro era quindi il solcometro stesso, armato di sagola con nodi ogni 50 piedi, e una piccola clessidra, da 28 o persino da 14 secondi.
Il solcometro a elica
Si capisce che già la presenza a bordo di uno strumento capace di determinare la velocità della barca costituì un grande passo avanti per la navigazione. Anche perché, a partire dalla velocità di avanzamento, si potevano determinare tante altre informazioni utili. I lettori di Moby Dick di Melville, per esempio, potrebbero ricordarsi di come una volta giunto all’equatore il capitano Achab (non potendo più contare sulle bussole e avendo distrutto il quadrante) si fosse affidato proprio al solcometro come strumento per individuare la propria posizione.
Ovviamente, tra il solcometro a barchetta e i moderni solcometri digitali (quelli che oggi chiamiamo log) ci sono stati diversi passaggi evolutivi. Il principiale è quello costituito dal solcometro a elica, o più semplicemente meccanico. Qui una piccola elica immersa andava a girare in proporzione alla velocità della barca, facendo torcere una sagola che, a sua volta, azionava un meccanismo a ingranaggi collegato a un contatore
Il log moderno
Il solcometro che è presente sulle imbarcazioni moderne è l’evoluzione di quello a elica appena descritto. E sulle imbarcazioni è accompagnato dai più diversi strumenti, a partire dal GPS nautico, il quale da solo peraltro è in grado di determinare – tra le altre cose – anche la velocità della barca. Ma avere a bordo un solcometro dà la sicurezza di avere a bordo uno strumento tutto sommato “semplice” che funzionerà anche in caso di problemi al GPS. Sapendo peraltro che la risposta del solcometro al variare della velocità sarà sempre più immediata rispetto a quella di un GPS.
Detto questo, vanno conosciuti anche i difetti del solcometro, anche di quello moderno (seppur con delle eccezioni): questo va infatti a indicare la velocità della barca rispetto all’acqua, non rispetto al fondale. Se ne deduce che, navigando con corrente contraria di un nodo, alla velocità espressa dal log si dovrà “sottrarre” quello stesso nodo (peraltro confrontando la velocità espressa dal GPS con quella del solcometro è possibile determinare in modo abbastanza corretto la presenza e l’entità di correnti).
Oggi è possibile acquistare diversi tipi di solcometro. C’è quello più semplice a elica, con un cilindretto immerso che a un’estremità presenta un’elica, che invia degli impulsi elettrici a un display. Ci sono poi dei solcometri elettromagnetici, più precisi e più costosi, nonché i solcometri a ultrasuoni, in assoluto i più innovativi, che riescono a determinare la velocità della barca rispetto al fondale.
Fascino, e mistero.