C’è una tecnica di pesca che, negli ultimi anni, è andata via via crescendo nel nostro Paese, appassionando sempre più neofiti e – bisogna proprio sottolinearlo – attraendo anche parecchi pescatori navigati alla ricerca di qualcosa di “nuovo”. Che nuovo, in realtà non è, anzi: si tratta infatti di una tecnica piuttosto semplice, oseremo dire basilare. Ma di cosa stiamo parlando? Ovviamente dello spinning, di una tecnica di pesca che si può fare sia da terra ferma, e quindi dalla spiaggia e dalla scogliera, sia dalla barca. Qui, oggi, ci concentreremo sullo spinning dalla barca, vedendo tecniche, trucchi e accessori necessari. Ma non è detto che anche chi è interessato al solo spinning da terra non possa trovare qualcosa di utile: in realtà, infatti, il pescatore che pratica da terra potrebbe benissimo cimentarsi con soddisfazione in barca, e viceversa, senza dover ripensare il proprio universo. Senza ombra di dubbio, come vedremo tra poco, lo spinning offhsore, e quindi questa tecnica di pesca dalla barca, riserva alcuni vantaggi che non vanno trascurati, né taciuti. Ma bando alle ciance: procediamo con la trattazione. Vedremo quindi cos’è lo spinning, come nasce, quali sono gli accessori da pesca necessari e come ci si deve comportare per portare a casa qualche preda. Buona lettura!
Lo spinning: dalla terra ferma alla barca. O è il contrario?
Partiamo dal nome: da dove arriva il termine spinning? Questa parola, che sembra parecchio un termine legato al mondo del fitness, si rifà in realtà al verbo inglese ‘to spin‘, e allo stesso tempo alle esche che un tempo venivano usate quasi senza alternativa per questa tecnica, ovvero i ‘cucchiaini‘, in inglese ‘spoon‘. Queste particolari esche, durante il recupero, ruotavano su sé stesse (per i non anglofoni, il verbo spin significa per l’appunto “girare”) per attirare il pesce. Già da qui si dovrebbe capire che lo spinning è una tecnica di pesca che mira alla cattura dei pesci predatori. Le esche da usare nello spinning sono rigorosamente artificiali: vedremo poi nel dettaglio quali usare nelle varie occasioni.
Come detto, lo spinning è un tipo di pesca che si può effettuare sia dalla spiaggia che dalla barca. Molti pensano che sia una tecnica nata proprio sulla terraferma, magari sulle scogliere, passata poi sui natanti per insidiare prede più importanti. Non è esattamente così: sembra infatti che lo spinning sia nato proprio sulle barche di acqua dolce, e quindi molto lontano dalle scogliere.
Perché, in ogni caso, fare spinning in barca anziché in terra? Semplice: grazie a questo mezzo è possibile allargare tantissimo l’azione di pesca, spostandosi di qui e di là per andare a sfruttare le mangianze, obiettivo praticamente impossibile per chi pesca dalla costa. Va però sottolineato che non è affatto necessario allontanarsi troppo, anzi: la pesca a spinning si pratica solitamente a partire da qualche decina di metri dalla costa, per arrivare tutt’al più a poche centinaia di metri di distanza.
La barca per fare spinning
Abbiamo visto che lo spinning dalla barca si può fare a pochi metri dalla costa. Questo significa tra le altre cose che, con un natante mosso da un motore da 40 cavalli, è senz’altro possibile praticare spinning dalla barca senza patente nautica. Si potrebbe senz’altro praticare spinning con barche ancora più lente, e quindi con motori ancora inferiori: l’unico problema sarebbe quello di avere una spinta ridotta, cosa che potrebbe penalizzare il pescatore che vuole muoversi in fretta tra una mangianza e l’altra o da un posto e l’altro.
Non esistono peraltro veri e propri requisiti per la barca da usare per fare spinning in mare: senza ombra di dubbio, può essere molto utile avere dei portacanne da barca in cui infilare le canne a riposo. Contrariamente ad altre tecniche di pesca, inoltre, si tende talvolta a eliminare il T-Top, il quale potrebbe andare a disturbare l’azione di pesca vera e propria. Senza ombra di dubbio può essere molto utile avere a disposizione un buon ecoscandaglio, soprattutto quando ci si muove sui fondali più profondi: questo ci servirà per individuare eventuali branchi di pesciolini, dalle acciughe in poi, e quindi i nostri bramati predatori. Questo, per quanto riguarda la barca, è praticamente tutto. Dedichiamoci quindi all’attrezzatura da spinning.
Gli accessori per fare spinning: la scelta della canna da pesca
Ci sono parecchie persone che, dopo aver provato tante altre tecniche di pesca in barca, vogliono sperimentare lo spinning. Ci sono poi altre persone che, dopo aver passato anni a pescare dalla barca in acque dolci, decidono di cimentarsi con lo spinning offshore, in mare. Il quesito fondamentale, in tutti questi casi, è sempre il medesimo: quale canna da pesca usare? Ebbene, la risposta non è particolarmente difficile. Il problema, piuttosto, è che in commercio esiste una quantità spaventevole di proposte, le quali tutte insieme mettono in crisi il principiante.
Senza ombra di dubbio, la scelta più comune per lo spinning è costituita dalle canne a due pezzi o dalle canne monopezzo. Certo, ti potrebbe capitare di vedere persone che usano delle canne telescopiche per fare spinning, ma si tratta di eccezioni. La canna da pesca monopezzo ha il pregio di assicurare una riserva di potenza ed una sensibilità maggiore: grazie alla sua struttura unica, infatti, non mancherà di trasmettere al pescatore anche il più lieve dei tocchi. Lo svantaggio, ovviamente, è quello legato alle dimensioni e al trasporto, relativamente all’ingombro, alla comodità scarsa e al fatto che una canna ingombrante ha più probabilità di rompersi. Ci si potrebbe quindi buttare sulla due pezzi, non a caso tra le più diffuse, grazie al buon compromesso tra sensibilità e trasportabilità.
Per quanto riguarda la lunghezza, ci si sposta in genere da 1,90 metri ai 2,70 metri, senza eccedere, anche se va detto che, con l’alleggerirsi dei materiali usati, è stato possibile spingersi verso canne leggermente più lunghe senza far venire meno il divertimento. Per quanto riguarda il materiale, qualche anno fa il più diffuso era la fibra di vetro, mentre oggi ci si orienta verso la più leggera fibra di carbonio o al carbonio con nano tecnologie. Per la stessa natura dello spinning, inoltre, è necessario controllare la qualità degli anelli, a partire da quella dell’apicale: è necessario infatti scegliere un’anellatura che possa offrire un buon scorrimento e un’ottima resistenza all’usura.
Per quanto riguarda la potenza di lancio della canna da pesca, ovviamente tutto dipende dalle prede che si intende insidiare: chi vuole darsi ai tonni o alla pesca tropicale avrà bisogno di canne con potenza di lancio uguale o superiore ai 100 grammi, mentre invece chi si accontenta di prede più piccole potrà orientarsi ad una potenza di lancio inferiore ai 50 grammi.
Quali esche usare per fare spinning?
Si è detto che per fare spinning si usano solo e unicamente delle esche artificiali. Ma quali artificiali usare? Beh, chi si è già cimentato nella scelta lo sa molto bene: le esche per lo spinning sono davvero tante, di dimensioni, di forme e di colori differenti. Si va dai cucchiaini ondulanti, che si rifanno alle origini di questa tecnica, e si arriva ai tantissimi minnows. E qui ovviamente si apre un mondo, da quelli più grossi che vogliono imitare gli sgombri o aguglie, per arrivare a quelli più piccoli che vogliono imitare sardine e sugarelli. Ci sono poi i jig minnow per lo spinning, da recuperare comunque in fretta, visto il loro caratteristico avanzare in modo lineare.
L’artificiale, in ogni caso, andrebbe scelto in base alla situazione. Chi si trova a pescare in acque torbide dovrebbe per esempio sfruttare degli artificiali particolarmente vistosi, come i minnows metallizzati o i cucchiaini. Se invece si intende lavorare in superficie, spinti magari da una visibile attività di fronte a noi, è possibile tentare con dei semplici artificiali topwater come popper, needle o WTD, che nella bolgia potrebbero senz’altro attirare l’attenzione di tunnidi e di lecce amia. Chi naviga sottocosta alla ricerca di spigole, per pura statistica, dovrebbe provare con dei jerk minnows classici.
Spinning sulle mangianze
Concentriamoci ora sul luogo in cui fare spinning: dove dirigere la barca? Tutto dipende, ovviamente, da cosa si vuole pescare. Restando sottocosta è possibile praticare lo spinning leggero su piccole mangianze ed insidiare specie come occhiate, aguglie, piccoli tunnidi, l’immancabile spigola o il barracuda. Al di là dei luoghi ‘fissi’, però, il vantaggio di fare spinning dalla barca è quello di potersi muovere velocemente lì dove ci sono più predatori, e quindi dove la probabilità di tornare a casa con un buon malloppo è maggiore. E dove sono i predatori, se non esattamente lì dove sono le loro prede? Ecco quindi che la mangianza, ovvero la frenesia alimentare che prende vita di tanto in tanto al largo, diventa la meta di spicco per il pescatore in barca.
Particolarmente apprezzata – nonché altamente scenica – è la mangianza in superficie. Qui i pesci predatori spingono verso la superficie i branchi di pesce foraggio, diventando via via sempre più aggressivi, fino a creare la tipica ‘schiuma’ della mangianza, con in mezzo i pesciolini in assetto difensivo, e quindi a palla. Protagonisti della mangianza – va sottolineato, e vedremo tra poco il perché – non sono peraltro solamente i pesci. Nossignore: a essere interessati a questo fenomeno, oltre ai pescatori, sono anche i gabbiani, che non perdono l’opportunità di planare su questo schiumare per approfittarne.
In molti casi la mangianza succede vicinissimo a noi, a qualche metro di distanza, ma in profondità. In questo caso, senza avere un ecoscandaglio pronto e ben interpretato, la cosa non può che passare inosservata. Ma come si fa a individuare le mangianze? Ebbene, prima di tutto va ovviamente aguzzato lo sguardo, facendo affidamento sul fatto che gli attacchi da basso dei pesci pelagici non possono che portare verso la superficie i pesci foraggio.
È poi necessario prestare attenzione ai movimenti dei nostri amici gabbiani: un pescatore che fa spinning sulle mangianze dovrebbe infatti subito drizzare le orecchie nel vedere due, tre, quattro gabbiani calare velocemente nella stessa zona. Se loro hanno scelto quello spot, un perché ci sarà senz’altro. Ed è proprio quello il vantaggio di pescare in barca, armati di motore, così da potersi spostare lì dove le nostre prede sono pronte a lasciarsi acciuffare!
Con le mangianze di superficie a largo le probabilità di pesca si moltiplicano, e non è raro, in queste situazioni, riuscire ad allamare grossi alletterati, lampughe, ricciole e perfino dei tonni rossi: in quel caso, ovviamente, bisogna essere certi di avere l’attrezzatura adeguata, caratteristica dello spinning pesante offshore!
Come pescare: lancio e recupero
Bene, è tutto pronto: come si pratica lo spinning, nel concreto? Prima di tutto, è necessario gestire nel modo corretto la barca. Con mare calmo, non ci sarà nessun problema. Con mare lievemente mosso, invece, si potrebbe avere il bisogno di usare un’ancora galleggiante, così da frenare il movimento di una barca che, magari sottocosta, potrebbe avvicinarsi continuamente agli scogli, costringendo il pescatore a posare continuamente la canna per riportare la barca in posizione (spaventando puntualmente i pesci).
Posizionata la barca, è possibile effettuare il lancio, per poi iniziare il recupero dell’artificiale. E sta qui il difficile: la tecnica di recupero deve essere tale da incuriosire il pesce predatore, “animando” l’esca, variando di quando in quando velocità e direzione, imprimendo piccole jerkate, insomma, dando al predatore l’illusione di trovarsi di fronte a un pesciolino in difficoltà.
Non bisogna dimenticare che non si punta solamente al pesce affamato, ma anche a quello curioso, che si sentirà quindi attirato da questo pesciolino che si muove a balzi, questi di norma, sono i consueti movimenti da utilizzare, tuttavia non è tutto, come abbiamo letto in precedenza, nello spinning esistono una grande varietà di esche e per molte famiglie di artificiali i movimenti da imprimere sono diversi tra loro.
Effettuato un primo lancio, in assenza di mangianze, si potranno sondare le vicinanze della barca a 360 gradi, fino a quando non si sentirà il tocco, o meglio, la botta, a comunicare che un predatore ha abboccato. A quel punto inizierà il combattimento, che terminerà con il pesce nel guadino oppure, nel caso del rilascio, con la liberazione in mare del predatore.
buongiorno e buon anno
Ho letto con attenzione il tuo artico sullo spinning , dato che io sono un pescatore di bolentino da circa 50anni, ho provato alcune volte a pescare con la canna specialmente quando dalle mie parti tira vento di scirocco. ma nn provo la stessa sensazione del bolentino Io generalmente pesco a due km dalla costa avendo una barca di 5mt con un honda da 40cv presso isole Cheradi del golfo di Taranto, e dalle mie parti verso fine settembre ho visto spesso lambughe e tonnetti ma ripeto pescando solo dal fondo nn mi è venuto mai l’idea dello spinning. Quando ho letto il tuo articolo me venuta voglia di provare,con la speranza sempre vana di prendere un bel pescione , ho una sola domanda quando lancio la lenza a parte il cucchiaino devo mettere anche il piombo? mi spieghi come dovrei attrezzare la canna ? Spero in qualche articolo x migliorare la pesca con il bolentino grazie e a presto x leggere altri articoli sulla varie tecniche di pesca
Ciao Umberto,
ti rispondo alle domande che ci hai posto:
1) il cucchiaino o un artificiale in genere, non va mai piombato nella pesca a spinning, per quanto riguarda la cattura delle lampughe ti consiglio di utilizzare alcune tipologie di artificiali: WTD, Jerk Minnow e piccoli jig.
2) puoi pescare con una canna da spinning di max 50gr con un buon mulinello di taglia 4000, abbinato ad un trecciato dello 0.15mm/0.17mm.
Per maggiori informazioni, scrivici pure! Alla prossima 😉