Per anni il teak è stato il materiale di riferimento per i ponti delle barche. Ponti, armadietti, gradini, tavolini, sedie: quando si parla di legno in barca, si parla prima di tutto di teak. Da qualche anno a questa parte, però, la popolarità del pregiato teak sta venendo via via meno. Forse questo materiale sta perdendo punti per la cura che bisogna avere nella manutenzione del teak? No, o perlomeno, non solo per questo. Il teak sta per essere messo da parte dai cantieri nautici in primo luogo per una questione ambientale. L’alternativa è rappresentata dal teak sintetico, un materiale che in effetti negli ultimi anni ha fatto passi da gigante.
- I cantieri che abbandonano il teak naturale, da Bénétau in poi
- Il teak e la deforestazione
- Pro e contro del teak sintetico
- Chi cerca il legno pregiato guardi all’usato
I cantieri che abbandonano il teak naturale, da Bénétau in poi
Indubbiamente i progettisti e i cantieri si muovono in base alle esigenze, ai gusti e alle opinioni del proprio pubblico di riferimento. Eppure la scelta di abbandonare il teak naturale per usare solamente il teak sintetico, per molti costruttori, è stata e sarà sofferta. L’ultimo grande costruttore che ha deciso di fare questo passo è un nome di spicco: parliamo infatti di Bénétau, il secondo gruppo mondiale del mondo della nautica, il quale ha annunciato che a partire dal 2023 verrà eliminato completamente il teak naturale dalle proprie nuove barche. Di certo questa decisione può essere vista come l’apice di un’evoluzione già in corso da anni. Alcuni cantieri hanno deciso già da tempo di eliminare il legno tropicale dalle proprie nuove imbarcazioni a catalogo, altri hanno fatto come Bénétau, annunciando l’imminente svolta, senza alternative: è il caso per esempio degli svedesi di Hallberg Rassy.
Il teak e la deforestazione
L’abbandono del legno di Tectona per abbracciare il teak artificiale è causato come anticipato da una questione di stampo ecologico. Per capire quanto sia importante agire in questo senso basti guardare al Myanmar, paese che vanta circa la metà della superficie forestale di teak a livello mondiale. Ebbene, nel 2005 si stimava che le foreste coprissero il 51% dell’area complessiva del paese, mentre oggi si sarebbe arrivati a circa il 20%. Considerando i tempi molto lunghi di crescita del teak (fino a 80 anni per arrivare al momento giusto per l’abbattimento) e tutto il mercato nero legato al commercio illegale di questo legname, mettere la parola fine a al suo utilizzo è praticamente obbligatorio. Cosa che, va sottolineato, non deve essere per forza negativa: il teak sintetico presenta anche dei vantaggi rispetto all’originale.
Pro e contro del teak sintetico
Prima di sottolineare vantaggi e svantaggi del teak sintetico è bene mettere in evidenza un presupposto importante: sul mercato esistono tante tipologie differenti di teak sintetico, dal Permateek al Plasdeck, dal Flexiteek al Dea King. Di volta in volta le formule, le tecniche e i materiali sono differenti, portando a caratteristiche differenti. Questo significa insomma che diversi marchi potrebbero vantare diversi risultati quanto a colore, venature, resistenza allo sporco, resistenza al calore e via dicendo. Si tratta però in ogni caso di miscele di materiali plastici e di resine sintetiche.
Detto questo, il teak sintetico presenta sicuramente dei vantaggi, a partire dalla manutenzione ridotta o praticamente nulla. Questo vuol dire insomma che sarà possibile avere un ponte in teak senza avere lo svantaggio della sua cura attenta, con detergenti per teak appositi. Il teak sintetico inoltre presenta una grande resistenza alla salsedine e agli agenti atmosferici, nonché alle vibrazioni. Molto flessibile ed elastico, non teme le cadute di oggetti pesanti: difficilmente infatti si intaccherà come potrebbe succederebbe con l’originale. Non va poi dimenticato che si tratta di una superficie antiscivolo, anche quando è bagnata o umida. E ancora, essendo perfettamente impermeabile non può essere macchiato dalla caduta accidentali di liquidi, cosa che potrebbe invece accadere nel caso di legno vero e proprio, per forza di cose più poroso.
E per quanto riguarda gli svantaggi? Ebbene, alcuni “contro” ci sono. Prima di tutto, il teak sintetico tende a scaldarsi più di quello naturale: non è un caso se i produttori di queste doghe si concentrano soprattutto sulle tonalità più chiare. Altro svantaggio rispetto all’originale è il peso, che è decisamente maggiore – talvolta si sfiora il raddoppio. Ci si potrebbe inoltre aspettare che il prezzo del sintetico sia molto minore rispetto a quello del naturale, ma si resterebbe delusi, in quanto la differenza non quasi mai molto marcata. Infine, ovviamente, c’è l’aspetto estetico, anche se va detto che i marchi migliori di teak sintetico presentano sul mercato delle doghe che a prima vista potrebbero ingannare anche l’occhio esperto.
Chi cerca il legno pregiato guardi all’usato
Per come si sta evolvendo attualmente la situazione, non sembrano esserci dubbi: chi è alla ricerca di una barca con teak naturale sarà sempre più portato (o costretto) ad acquistare una barca usata. In quel caso, sapendo che si tratta di esemplari via via sempre più rari, sarà fondamentale prendersi una grande cura del proprio ponte in legno naturale!
Ciao Nicola per caso sai come si chiama il produttore del teak sintetico scelto da Hallberg Rassy?
Grazie per la tua risposta
Massimo
Buongiorno Massimo, purtroppo non so dirti qual è il nome specifico del produttore: dovrebbe essere un’azienda olandese, non ho altre informazioni.