Trasporto fluviale elettrico e solare in Ecuador

Il fiume Aguarico scorre nel nord est dell’Ecuador, tra le foreste amazzoniche, per quasi 400 chilometri. Nel suo lungo viaggio questo fiume tocca il cuore dell’industria petrolifera ecuadoregna, ma anche i villaggi in cui vivono le popolazione indegne degli Achuar, intenti a proteggere quel che da queste parti resta dell’Amazzonia. Come è noto, qui uno dei principali problemi è quello della deforestazione, che da una parte mette a rischio la ricchissima biodiversità dell’area, e dall’altra riduce inesorabilmente la capacità della foresta – indicata non a caso come il polmone del pianeta – di risucchiare l’anidride carbonica dall’atmosfera. Tra le cause della deforestazione si trovano le più disparate attività umane, dalle coltivazioni in poi, fino ad arrivare fino all’industria petrolifera. Il petrolio in Ecuador è stato scoperto negli anni Cinquanta, e ha cambiato il Paese: basti pensare che uno dei centri più importanti in quest’area si chiama Shell, battezzato così dalla compagnia petrolifera che l’ha costruito. In un territorio così terribilmente a rischio, in cui l’estrazione come l’uso del petrolio e del gas hanno fatto tanti danni, c’è qualcuno che sta provando a cambiare le cose, attraverso un peculiare progetto di trasporto fluviale elettrico.

Il progetto trasporto fluviale elettrico della Kara Solar Foundation

La parola Kara, nella lingua degli Achuar, significa “sogno che diventa realtà”. Non stupisce quindi che il progetto che mira a creare un sistema stabile e diffuso di trasporto fluviale elettrico lungo il fiume Aguarico si chiami proprio Kara Solar Foundation. Tutto è partito dalla progettazione e dalla realizzazione di una canoa con motori fuoribordo elettrici, pannelli fotovoltaici e un sistema di accumulo energetico. Il nome di questa prima imbarcazione elettrica è Tapiatpia, prendendo spunto da una leggendaria e gigante anguilla elettrica che un tempo, si dice, viveva nei fiumi amazzonici portando qui e lì gli animali sul suo dorso. L’obiettivo è semplice e ambizioso: attivare un trasporto a zero impatto ambientale lungo il fiume Aguarico, per ridurre l’inquinamento. Sì, perché qui come altrove le barche si muovono a benzina, e perché per creare l’energia nei vari villaggi lungo il fiume si usano combustibili fossili che devono essere trasportati lungo il fiume, in un circolo vizioso senza fine.

La canoa a pannelli solari

Ma com’è la canoa elettrica che naviga lungo il fiume Aguarico? Si tratta di vascello stretto e lungo, in totale 16 metri, ricoperto interamente da un tetto di pannelli fotovoltaici. A spingerlo ci sono due motori fuoribordo elettrici Torqueedo. Grazie alle batterie in grado di accumulare l’energia elettrica in eccesso generata durante il giorno – qui il sole picchia un bel po’ – la barca è in grado di navigare a motore dalle 3 alle 6 ore dopo il tramonto.

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Il progetto per la creazione della prima canoa elettrica sul fiume Aguarico è iniziato nel 2013, e il primo viaggio della canoa Tapiatpia ha avuto luogo nel 2017. Il risultato è una canoa del tutto autonoma, che non inquina per nulla, e che può fare a meno di qualsiasi stazione di ricarica.

L’utilizzo della canoa elettrica

Dai primi esperimenti del 2017, la canoa elettrica naviga ormai da 5 anni lungo il fiume Aguarico, accompagnata ora da altre due barche sorelle, a rappresentare i primi elementi fondamentali di un’infrastruttura di trasporto fluviale elettrico per l’Amazzonia. In questo modo sarà possibile connettere i vari gruppi indigeni che vivono in questo immenso territorio in modo sostenibile, senza impattare ulteriormente sull’ambiente. Nel tempo sono stati addestrati dei tecnici nei vari villaggi, così da poter contare oggi su diverse persone che conoscono ogni singolo elemento del sistema elettrico delle barche, dai pannelli fotovoltaici ai motori fuoribordo.
Attualmente, ci sono 4 diverse comunità di Acquar che vengono collegate settimanalmente dalle canoe a energia solare: come spiegano quelli dell’associazione, «ora che ci siamo consolidati in questa area, il nostro obiettivo è iniziare a espanderci». Durante il periodo della pandemia, con il lungo shut down e la mancanza di rifornimento di carburante, le canoe elettriche sono state essenziali per trasportare le persone, per i rifornimenti alimentari, per le risorse agricole e via dicendo. Dall’inizio della pandemia fino all’alba del 2022, l’associazione Kara Solar ha organizzato oltre 200 viaggi, della durata media di circa 12 chilometri, con un risparmio di emissioni che già adesso è misurabile e concreto.

I motori Torqeedo Cruise

A rendere tutto questo possibile è come si è visto un sistema che permette alle barche di diventare al 100% autonome: non solo quindi dei motori fuoribordo elettrici, ma anche dei pannelli fotovoltaici e un sistema di accumulo dell’energia, per poter azionare il motore anche quando il sole scompare dietro una nuvola o quando ci si muove dopo il tramonto. A spingere le canoe, in ogni modo, sono due motori fuoribordo elettrici Torqeedo Cruise, disponibili tra i 6 e i 25 Hp, in base alla potenza ricercata.

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Scritto da
Nicola Andreatta
Nicola Andreatta
Copywriter dal 2014, trentino dal 1987. La passione per la nautica è nata sulla prua di una piccola barca a vela sfrecciante nel lago di Caldonazzo: da allora è continuata a crescere, insieme alla sempre presente voglia di imparare - e condividere - qualcosa di nuovo su questo affascinante mondo.

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