L’acquisto di una deriva a vela è tipico di chi si avvicina per la prima volta al mondo della navigazione a vela, magari immediatamente dopo aver frequentato un corso velico. Economica, maneggevole, versatile, divertente da condurre, facile da carrellare, leggera nonché altamente istruttiva: la deriva a vela, oltre a essere il mezzo perfetto per entrare nel mondo della nautica, è un battello che dà sempre grandi emozioni. Non si tratta infatti unicamente di una scelta ottima per i praticanti; è l’ideale anche per chi vuole vivere il mare o in lago in modo autentico e molto fisico, e che vuole poter ormeggiare o mettere in acqua il proprio mezzo praticamente ovunque, anche lì dove ci sono scivoli effettivamente molto piccoli, dove mancano del tutto o dove l’acqua è alta appena poche spanne. La più piccola e la più semplice delle vele permette di sentire onde e vento come nessun’altra, con il minimo della strumentazione o delle complicazioni, per aumentare al massimo attenzione e sensibilità. Insomma, con la deriva a vela è facile diventare tutt’uno con la barca. Ma a cosa dovrebbe prepararsi un neofita quanto a manutenzione della deriva a vela? In questo post vedremo velocemente quali sono gli aspetti chiave da conoscere per prendersi cura di questo piccolo battello, dalla pulizia fino al trasporto.
Manutenzione della deriva a vela: antivegetativa sì o no?
Il primo dubbio che potrebbe assalire un neofita della nautica che acquista una deriva a vela è relativo alla vernice antivegetativa: è necessario proteggere l’opera vita del battello con questa pellicola che impedisce alla vegetazione di fare presa? La risposta molto spesso è no, per un semplice fatto. Nella maggior parte dei casi le derive vengono tirate a secco dopo ogni utilizzo, e quindi non abbisognano di una protezione contro le aggressioni tipiche del mare. Di più: le vernici antivegetative riescono a restare attive ed efficienti solo fintanto che la barca rimane regolarmente in acqua. Ecco allora che diventa del tutto inutile applicare la vernice antivegetativa all’opera viva di queste barchette, eccezion fatta eventualmente per le derive più grandi che vengono lasciate costantemente in acqua salata.
Pulizia della deriva?
La manutenzione della deriva a vela è in genere estremamente ridotta rispetto a quella dovuta a una qualsiasi altra barca. Qui infatti struttura e strumentazione sono ridotte al minimo, non c’è un motore fuoribordo di cui prendersi cura, non ci sono impianti elettrici, non ci sono cabine: ecco quindi che, di fatto, quando si parla di manutenzione della deriva a vela ci si riferisce essenzialmente alla sua pulizia regolare. Soprattutto chi utilizza la deriva in mare dovrebbe ricordarsi di sciacquare sempre, dopo ogni utilizzo, il proprio battello, sapendo che la salsedine va a corrodere le ferramenta, a rovinare la vernice e a usurare le vele. Ecco quindi che è sempre bene lavare tutto con dell’acqua dolce e lasciar asciugare all’aria aperta; il lavaggio va fatto quando disponibile con una manichetta, o in alternativa con spugna e secchio d’acqua, usando eventualmente del detergente per barche. Per lasciare che tutta l’acqua corra via dallo scafo è opportuno togliere gli eventuali tappi di scolo, ricordandosi poi di rimetterli a posto prima di tornare in acqua.
Manutenzione e cura delle vele
Elemento focale delle derive sono ovviamente le vele: è a loro che deve essere rivolta gran parte della nostra attenzione. Le vele temono non solo la salsedine, ma anche i raggi solari. Ecco allora che quando sporche queste devono essere lavate con dell’acqua tiepida e con del detersivo per vele, per poi essere sciacquate con acqua dolce fredda. L’asciugatura delle vele, va sottolineato, deve essere fatta all’aria aperta ma non con vento forte: delle vele bagnate sbattute dal vento tendono infatti a rovinarsi rapidamente (si andrebbe infatti a rovinare il rivestimento esterno). Per proteggerle dalla luce del sole, le vele andrebbero sempre stivate lontane dai suoi raggi.
Il trasporto della deriva a vela: le regole
Va detto che lo scafo della deriva, sia durante il trasporto che durante il riposo, dovrebbe poggiare su supporti adeguati, che non vadano a graffiarlo o ancora peggio a deformarlo (possibilità non remota soprattutto per gli scafi in polietilene e in polipropilene). Il trasporto stradale deve avvenire sugli appositi carrelli, i cosiddetti TATS, ovvero Trasporto di Attrezzature Turistiche e Sportive. A uno o due assi, presentano un telaio fornito di rulli in gomma per permettere l’appoggio sicuro dello scafo, nonché eventualmente una struttura basculante per rendere ancora più semplici le operazioni di varo e di alaggio. Una buona notizia è che i carrelli TATS con peso inferiore ai 3.500 chilogrammi non devono essere iscritti al Pra, così da risparmiare tempo e soldi. Sempre entro questa soglia di peso per carrellare la deriva è sufficiente la patente B, sapendo che il massimo rimorchiabile non deve essere più largo di 2,5 metri.