Quando pensiamo al mare, ognuno di noi ha un’immagine diversa. C’è chi immagina una spiaggia di sabbia bianca, chi delle onde che si infrangono sugli scogli, qualcuno penserà ad un paesaggio sottomarino, altri ad un pacifico tramonto, ma io sono sicura che se la stessa domanda la si facesse ad un velista oceanico, probabilmente penserebbe al blu intenso e increspato dell’Oceano, con la scia della barca in velocità in contrasto alle onde come montagne.
Sembrerebbero universi diversi, ma il mare da conoscere e da proteggere è sempre quello. I velisti oceanici sono da sempre i grandi avventurieri dell’Oceano, quelli che possono arrivare dove pochi osano, quelli che il giro del mondo lo fanno in meno tempo possibile, quelli che potrebbero davvero raccogliere, un mare di dati. La citizen science è infatti da tempo utilizzata sulle barche da regata oceaniche, ma non senza le sue difficoltà. Per rimanere veloci le barche devono essere leggere, senza attrito, e tutto quello che c’è a bordo deve potere essere spostato (‘’o matossato’’ come si dice in gergo tecnico), spesso il contrario delle pesanti, fisse e protuberanti attrezzature di ricerca. Ma le difficoltà non finiscono qui. La vita a bordo delle barche da regata è gia difficile senza dovere fare gli scienziati: mangiare, dormire, portare la barca al massimo, occupano già il tempo dei velisti, lasciandone poco ad altre attività.
Nulla di tutto questo ha però fermato il desiderio di alcuni navigatori di ridare qualcosa indietro al mare, creando veri e propri progetti di ricerca marina sulle loro imbarcazioni da regata. Oggi, scopriamo alcune delle loro storie.
Boris Hermann
Boris Herrmann è un navigatore oceanico tedesco e un forte sostenitore della sostenibilità ambientale e della ricerca scientifica marina. Ha utilizzato la sua barca da regata Team Malizia (IMOCA 60), non solo per competere in alcune delle regate oceaniche più impegnative del mondo, ma anche come piattaforma per raccogliere dati scientifici e sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della salute degli oceani.
Boris ha contribuito alla ricerca scientifica raccogliendo dati cruciali sugli oceani, specie nel contesto dei cambiamenti climatici. Dal 2016 collabora con l’azienda SubcTech alla creazione dell’Ocean Pack, uno strumento di monitoraggio oceanografico per navi e grandi imbarcazioni a vela che è adesso utilizzato sulla maggior parte delle barche dell’ Ocean Race. È progettato per funzionare in ambienti marini estremi, dove può monitorare diverse variabili fondamentali per la scienza marina e lo studio dei cambiamenti climatici come la concentrazione dell’Anidride Carbonica (CO2), la temperatura dell’acqua, la salinità, l’ossigeno disciolto (o2), il pH e la Clorofilla A. Borisha utilizzato il suo ruolo di velista per diffondere consapevolezza sui problemi legati ai cambiamenti climatici, e nel 2019 ha trasportato Greta Thunberg in barca da Plymouth a New York per partecipare al vertice delle Nazioni Unite sul clima, evidenziando l’importanza di ridurre l’impatto dei trasporti globali e la necessità di azioni concrete. Boris e il Team Malizia hanno sviluppato anche un programma educativo, il Malizia Ocean Challenge, con l’obiettivo di sensibilizzare le nuove generazioni sull’importanza della conservazione marina. Il programma comprende materiali didattici, presentazioni e workshop, coinvolgendo scuole e comunità locali.
Rosalin Kuiper
Rosalin Kuiper, talentuosa velista olandese e co-skipper del Team Holchim-PRB, ha dato un contributo significativo alla ricerca marina attraverso il programma scientifico di The Ocean Race. Oltre alle sue abilità nella vela, Rosalin ha svolto un ruolo cruciale nella raccolta di dati ambientali fondamentali, specialmente nella tappa dell’Oceano Meridionale, una delle più impegnative della competizione. Durante la gara, la squadra ha attraversato alcune delle acque più remote e meno studiate del pianeta, collaborando per raccogliere dati critici su livelli di CO₂, salinità, microplastiche e temperatura. In particolare, Rosalin ha lanciato alcune boe alla deriva nell’Oceano Meridionale, una zona critica dell’oceano con carenze di dati. Le boe registrano misurazioni in modo continuo, contribuendo a migliorare la comprensione di come le correnti e il clima stiano cambiando. I dati meteorologici raccolti aiutano a perfezionare le previsioni meteo e sono particolarmente utili per prevedere eventi meteorologici estremi, oltre a offrire approfondimenti sulle tendenze climatiche a lungo termine.
Questa raccolta dati, che ha prodotto oltre 4,3 milioni di punti informativi, contribuisce a colmare le lacune esistenti nelle conoscenze oceanografiche, specialmente in aree come l’Antartico e l’Artico. Le informazioni, analizzate da organizzazioni come il National Oceanography Centre e il GEOMAR Helmholtz Centre for Ocean Research, aiutano a comprendere meglio le tendenze di salute marina e l’inquinamento, fornendo dettagli su fenomeni come i pattern di circolazione oceanica e l’assorbimento del CO₂ in particolare nelle acque polari e in altre aree remote, dove questi dati sono di solito scarsi.
Damien Foxall
Damien Foxall, è un velista Irlandese di grande esperienza, con un curriculum che vanta ben sette Ocean Race e altrettante numerose traversate Oceaniche. Damien ha contribuito significativamente alla ricerca marina introducendo l’uso del “Hazard Button” su software di navigazione come Adrena. Questo pulsante consente di segnalare in tempo reale potenziali pericoli come oggetti semi sommersi ma anche megafauna marina, come balene e delfini, le cui collisioni sono purtroppo in aumento nelle competizioni oceaniche. Con il pulsante, i marinai possono registrare rapidamente osservazioni che vengono poi condivise con un database centrale, migliorando la consapevolezza e la documentazione dei rischi per la biodiversità marina.
Questa iniziativa è parte di un programma più ampio che coinvolge Damien e altri stakeholder del settore marittimo per migliorare la sicurezza marina e proteggere le specie a rischio, documentando aree ad alto rischio di collisioni in modo da informare meglio le rotte future delle imbarcazioni e contribuire alla conservazione dell’ecosistema oceanico. Questo approccio innovativo non solo migliora la sicurezza dei marinai, ma promuove anche la ricerca scientifica e la sostenibilità nel mondo della vela. Oggi Damien è responsabile alla sostenibilità di 11th Hour Racing Team e ha anche sviluppato le best practices per l’incontro con cetacei durante la navigazione.
Lisa Blair
Lisa Blair, una velista australiana e attivista ambientale, ha completato nel 2022 una circumnavigazione in solitaria record dell’Antartide a bordo della sua barca, Climate Action Now. Questa impresa non solo ha stabilito un nuovo record di velocità per una navigazione in solitaria, ma ha anche permesso la raccolta di dati scientifici vitali in collaborazione con l’Australian Institute of Marine Science e l’Integrated Marine Observing System.
Durante il viaggio, Climate Action Now era attrezzata con strumenti avanzati per raccogliere informazioni su vari parametri oceanici, tra cui livelli di CO₂, salinità e inquinamento. In particolare, Lisa ha condotto una delle più estese ricerche sui microplastiche mai realizzate nel Mar Glaciale Antartico, in collaborazione con l’Australian Institute of Marine Science (AIMS). Blair ha raccolto 178 campioni di acqua marina da cui sono stati estratti microplastiche in quantità sorprendenti: ogni campione analizzato conteneva plastica, persino in aree estremamente remote come il Punto Nemo, il luogo più isolato sulla Terra. La concentrazione di microplastiche variava, con il massimo rilevato nelle acque a sud dell’Australia, equivalente a 357.500 particelle per un volume pari a una piscina olimpionica. Le analisi hanno evidenziato che il 64,8% delle particelle rilevate erano microfibre, spesso derivanti dall’industria tessile. Questo suggerisce che le correnti oceaniche portano contaminanti anche in regioni lontane dall’attività umana.
Francesco Farci
Francesco Farci, velista sardo classe 1996, ha partecipato alla Mini Transat 2023, una regata transoceanica impegnativa, navigando in solitaria e senza assistenza attraverso l’Atlantico su una piccola barca di 6,5 metri chiamata Gintonic. Durante questa impresa, oltre all’aspetto sportivo, Francesco ha contribuito alla ricerca marina attraverso il progetto “A Small Boat for Big Ocean Science,” in collaborazione con la biologa marina Arianna Liconti (ei si, sono io!). Equipaggiato con strumenti oceanografici innovativi (alcuni dei quali puoi trovare qui), Farci ha raccolto dati cruciali su temperatura, salinità, pressione atmosferica e condizioni del mare lungo il tragitto. Questi dati sono condivisi con la comunità scientifica per migliorare la comprensione delle condizioni oceaniche e dei cambiamenti climatici.
Il progetto di Francesco si inserisce in una più ampia missione di sensibilizzazione sull’importanza della ricerca oceanografica anche in contesti di navigazione sportiva. La sua traversata ha mostrato come piccole imbarcazioni possano contribuire significativamente al monitoraggio ambientale, incoraggiando così una nuova generazione di navigatori a integrare scienza e competizione sportiva. Noi abbiamo raccontato la sua avventura attraverso l’Atlantico, che puoi trovare in questa serie di video su youtube qui.
E tu? Conosci altri velisti che hanno fatto la differenza per il mare? O sarai tu il prossimo?
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